Riflettici: quando ti regalano un orologio ti regalano un piccolo inferno fiorito, una catena di rose, una prigione d’aria. Non ti danno soltanto un orologio, perché tu possa festeggiare felicemente gli anni – e speriamo che duri perché è di buona marca, svizzero, con scappamento ad ancora di rubini. Non ti regalano soltanto questo minuscolo scalpellino che ti legherei al polso e che ti legherai al polso e che passeggerà con te. Ti regalano – non lo sanno, e la cosa terribile è che non lo sanno, – ti regalano un nuovo pezzo, fragile e precario, di te stesso, qualcosa che è tuo, ma non è il tuo corpo, che devi legare al tuo corpo con una cinghietta come un braccino disperato che si appende al tuo polso. Ti regalano la necessità di dargli la corda tutti i giorni, l’obbligo di dargli la corda perché continui a essere un orologio, ti regalano l’ossessione di controllare l’ora esatta nelle vetrine delle gioiellerie, all’annuncio della radio, con il servizio telefonico. Ti regalano la paura di perderlo, che te lo rubino, che cadda a terra e si rompa. Ti regalano la sua marca, e la sicurezza che è una marca migliore delle altre; ti regalano la tendenza a confrontare il tuo orologio con quelli degli altri. Non ti regalano un orologio: tu sei il regalato, è te che offrono per il compleanno dell’orologio.

Questo grazioso e ironico brano scritto da Julio Cortàzar, pubblicato di recente da Style Watch, il nuovo magazine di RCS dedicato all’orologeria, è tratto dalla raccolta di racconti brevi dello stesso scrittore già pubblicata nel 1962 nel libro Historias de Cronopios y de Famas e riproposta da Einaudi nel 1971 nel libro Storie di cronopios e di famas, offre uno scorcio divertito dell’affezione che abbiamo per alcune cose che accompagnano la nostra quotidianità. Oggetti più o meno preziosi di cui non possiamo fare a meno e che, per questo, condizionano, in qualche modo, la nostra vita. Più è prezioso l’oggetto, più è difficile non averne cura e rispetto. Figuriamoci liberarcene! Così l’oggetto, ricevuto come regalo, diventa una prigione dorata, un fedele compagno da accudire e di cui preoccuparsi. Se questo poi è un orologio, farlo sarà inevitabile, non fosse altro per la sua funzione: misurare il tempo. Un elemento che rappresenta già di per sé un condizionamento. Ma visto che del tempo nessuno di noi può liberarsene, perché non trascorrerlo con un oggetto che il tempo lo sa impreziosire?

Foto di copertina @Frame dal film Alice in Wonderland diretto da Tim Burton